lunedì 25 giugno 2012

Deep drilling nei Campi Flegrei

Questo mese (luglio 2012) è uscito su Focus un articolo di Bignami sui terremoti, in cui è anche presente un mio piccolo box sulle operazioni di trivellazione (il cosiddetto "Deep Drilling") nei Campi Flegrei. Lo spazio a disposizione era davvero poco (tanto che l'ultima frase e la mia firma sono saltate), ma ci era sembrato giusto inserire una menzione a questo importante progetto scientifico, che vede il nostro paese all'avanguardia negli studi geologici sui vulcani.
Per realizzarlo, ho fatto una intervista a Giuseppe De Natale, e mi ha risposto in una maniera così esauriente che mi sembrava un peccato non poter pubblicare le sue parole. Quindi, ecco qui un riassunto organizzato in modo facilmente leggibile:


Alcuni scienziati ritengono che la perforazione che andrete ad eseguire potrebbe essere pericolosa: cosa risponde a questo proposito?
Le dico subito che il cfddp è un carotaggio per scopi scientifici, non una trivellazione per iniettare o prelevare fluidi, e come tale non pone alcun rischio di terremoti, ecc. Inoltre, il pozzo non arriverà al magma, ma arriverà a più di 4 km di distanza. Questo, indipendentemente dalla conoscenza dell'attuale profondità che potrebbe essere non perfetta, è certo, perchè terremo costantemente sotto controllo la temperatura del pozzo, e ci fermeremo quando arriveremo al massimo a 500°C (la temperatura del magma è 1000°C). Quindi, come fa il magma a risalire da un condotto che non vede? Quindi, la risposta corretta è: il CFDDP (Campi Flegrei Deep Drilling Project) non ha alcuna possibilità di arrivare al magma e non può causare alcun rischio, inteso come rischio per la popolazione, perchè è un carotaggio scientifico e non un pozzo di iniezione o di prelievo di fluidi (ossia che potrebbe modificare lo sforzo nel sottosuolo). In generale, comunque, un pozzo che arrivi al magma non può causare un'eruzione, perchè la viscosità del magma è troppo alta per risalire in un pozzo di 10-20 cm di diametro. Al contrario, il CFDDP è un carotaggio importantissimo per la mitigazione del rischio vulcanico, inizierà (se i media non riusciranno a convincere la gente che può causare la fine del Mondo) tra 1-2 anni almeno a causa del ritardo accumulato e sarà preceduto, entro pochi mesi, da un carotaggio di prova (pozzo pilota) che arriverà a soli 500 metri di profondità ma servirà per alloggiare sensori innovativi in fibre ottiche che costituiranno una sorta di osservatorio profondo, migliorando di almeno un fattore 1000 la nostra capacità di rilevare anche i più piccoli segnali precursori di attività vulcanica.

Nel 1977, in Islanda, un pozzo di trivellazione incontrò una camera magmatica, provocando la fuoriuscita del fluido. Siamo sicuri che non possa accadere nulla di simile?
In quell'anno, al vulcano Krafla una piccola quantità di magma basaltico fuoriuscì da un pozzo geotermico che era già in posto, semplicemente perchè c'era un'eruzione in atto, da molti anni. Quindi, non è che si stava trivellando e si toccò il magma ma, al contrario, il magma già in eruzione da diversi anni (eruzione effusiva di magma basaltico estremamente fluido) incontrò, tra altre vie, un pozzo già esistente ed una piccolissima quantità di magma vi si incanalò ed arrivò alla superficie. L'unico episodio in Islanda in cui il magma è stato intercettato durante la trivellazione di un pozzo geotermico è avvenuto nell'estate 2009, nel pozzo Krafla-1. In quell'occasione, per tre giorni i perforatori si accorsero soltanto che la perforazione non progrediva, e loro non capivano perchè. Cominciarono a versare grandi volumi di acqua per raffreddare la trivella, dopodichè si accorsero che, tra i detriti portati in superficie insieme ai fluidi di raffreddamento, c'era un vetro riolitico, ossia magma riolitico solidificato dalle grandi quantità di acqua iniettate. A questo punto fermarono la perforazione,
perchè non è possibile tecnicamente perforare nel magma, ed utilizzarono il pozzo per sperimentare un nuovo modo di produrre energia geotermica, detto: EGS magmatico, ossia iniettando acqua sul magma che diventa vapore surriscaldato e viene immesso in turbina. Oggi, il pozzo Krafla-1 è il pozzo geotermico di maggiore potenza al Mondo, da 40 MW di potenza installata.

Ma in Campania si rischia davvero una esplosione pericolosa?
C'è poi un'altra precisazione non trascurabile: le eruzioni, in qualunque vulcano, sono distribuite statisticamente in modo tale che le più piccole sono le più probabili, probabilità che man mano cresce fino alle eruzioni massime, che sono eventi estremamente rari. Quindi, mi rendo conto dell'attrazione mediatica di una caldera che può causare una catastrofe globale con l'eruzione massima, però quando si dice che potrebbe entrare in eruzione, con grandissima probabilità si sta parlando di un'eruzione di piccole proporzioni, ossia molto simile a quella del Monte Nuovo del 1538, non certo a quella dell'Ignimbrite Campana o del Tufo Giallo (entrambi eventi catastrofici accaduti in epoca preistorica). Chiaramente, anche una piccola eruzione in un'area densamente popolata costituisce un rischio molto grande, ecco perchè bisogna studiare, e farlo con i mezzi più adatti sebbene costosi, che in vulcanologia (ed in geologia in generale) si chiamano perforazioni, perchè la storia ed il funzionamento di un vulcano si possono decifrare solo in profondità.

Vuole aggiungere qualcosa?
Vorrei lanciare un messaggio, alla sua come ad altre riviste che, giustamente, puntano alla corretta divulgazione scientifica: in un Paese come il nostro già di per sè molto avaro di considerazione per la ricerca scientifica, cerchiamo di presentare la scienza per quello che è, ossia una grande risorsa, forse l'unica contro
il degrado del territorio ed il declino economico-sociale
, piuttosto che demonizzarla evidenziando presunti rischi, magari inesistenti ma che colpiscono molto la fantasia popolare. Anche i presunti 'scienziati' contrari al progetto sono in realtà due o tre personaggi molto noti nel nostro ambiente per le loro continue 'esibizioni' nelle questioni più disparate (non ultima la diatriba sulla 'Coppa America' a Napoli, che di scientifico non ha molto). D'altra parte, se le trivellazioni petrolifere, geotermiche, minerarie, ecc. possono generare sospetti per i loro risvolti economici, mi sembra molto difficile immaginare perchè un team di scienziati dei più prestigiosi Istituti internazionali avrebbe interesse a causare danni ambientali o addirittura catastrofi. Purtroppo, con la sfiducia generalizzata in qualunque istituzione, tipica del nostro Paese, si può credere anche questo.

Vorrei concludere questo post ringraziando il professor De Natale, che è stato veramente molto gentile, ed augurando un buon lavoro a tutto il suo team. Abbiamo bisogno di progetti come questo, in Italia, ed abbiamo bisogno di persone come queste.

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